Aromaterapia

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Sinergie di oli essenziali tra l'alchimia e la fitoredioestesia
A cura di Maurizio Di Massimo
Tratto da Meer - Media Platform

In questo particolare periodo, dove ricorrono frequenti riferimenti al rafforzamento immunitario o alla prevenzione delle patologie, vediamo come l’aromaterapia, un ambito della fitoterapia, ci possa offrire qualche semplice rimedio per aiutare ad innalzare le nostre difese endogene. Numerose sono le sostanze che estratte da semi, radici, foglie, cortecce con metodologie tradizionali e sistemi di alta tecnologia, ci forniscono dei concentrati vegetali noti come oli essenziali (o.e.).
Un preparato che utilizzo abitualmente per l’inizio e la percorrenza invernale è una miscela di propoli e oli essenziali. Il propoli, speciale prodotto naturale elaborato dalle api da variegate sostanze vegetali e spesso utilizzato in soluzione alcolica, è il migliore solvente per incorporare gli oli essenziali che, ricordiamo, sono miscibili anche in etere, acido acetico, nei grassi, nel cloroformio, ma poco solubili in acqua.
La soluzione alcolica di propoli con oli essenziali ci permette di creare una “squadra” sinergica efficiente contro numerosi batteri e virus, capace di rafforzare la nostra difesa immunitaria generale e aspecifica, dato che, già da sola, questa preziosa sostanza dell’alveare ha riconosciute proprietà batteriostatiche, battericide, antimicotiche, antibiotiche, antiossidanti, ed altro. Sono numerosi gli oli essenziali che potremmo utilizzare insieme alla propoli, secondo le fasi stagionali o nei periodi acuti di contagio influenzale, ma mi concentrerei su quelli che definisco come le tre Melaleuche, tipici rappresentanti del gruppo dei "tea tree", alberi del the, ma che non hanno niente da spartire con la nota bevanda.
Appartenenti alla famiglia delle Mirtacee (la stessa di altri interessanti oli essenziali derivanti dagli Eucalipti, dal Mirto, dal Pimento) sono:

  •  Tea tree (Melaleuca alternifolia). Alberello o arbusto australiano noto e di ampio utilizzo per le sue azioni contro batteri, virus, funghi e potente immunostimolante
  • Niauli (Melaleuca viridiflora). L’olio essenziale, atossico e non irritante è ricavato dalle foglie e dai rami di un albero sempreverde, utilizzato nei paesi di origine per numerose affezioni, noto anche come gomenolo
  • Cajeput (Melaleuca cajeputi). Grande albero sempreverde alto fino a 30 metri chiamato caja-puti (albero bianco) in Malesia, dalle cui foglie e ramoscelli freschi si ricava, in corrente di vapore, un olio essenziale con proprietà antisettiche (urinarie, polmonarie e intestinali) e antimicrobiche.

Oltre le note proprietà antibatteriche, antibiotiche, disinfettanti, antisettiche, ecc., gli oli essenziali possono influenzare dei parametri biochimici fondamentali per l’equilibrio dell’organismo e i loro numerosi effetti terapeutici possono dipendere proprio da questi fattori:

  • pH. La valutazione del grado di acidità o alcalinità di una sostanza e, in questo caso, di un ambiente organico. Il valore dell’organismo umano in equilibrio è sul pH 7,4.
  • rH2. Il coefficiente o potere di ossidoriduzione stabilisce la capacità, in una soluzione, di ossidarsi (perdere elettroni) o di ridursi (acquisire elettroni). É l’eccessiva ossidazione che favorisce la produzione di radicali liberi.
  • R. La resistività (o resistenza specifica), la proprietà di una soluzione di opporsi alla trasmissione del calore e dell’elettricità; più una soluzione è pura più è alta la resistenza. Questo è uno dei valori che dovrebbe certificare anche la qualità dell’acqua potabile.

Gli o.e. posseggono un Ph acido, una altissima resistività e un efficace potere di ossidoriduzione (variabile verso l’attivazione o la riduzione secondo le essenze) ma l’aspetto interessante è che la miscelazione degli oli essenziali amplifica questi valori, da qui l’importanza delle sinergie ben combinate. 
Riportiamo da Jean Valnet (rimandiamo al testo, Aromaterapia, dell’autore per ulteriori approfondimenti):

 

Le essenze naturali hanno un pH acido e sopratutto una considerevolissima resistività… Una miscela di essenze di cui abbiamo visto prima ha le proprietà battericide se nebulizzata nell’aria, ha una resistività di 17.000 (la resistività della miscela è quindi molto più forte di quella di ciascuna essenza…) e il suo Ph è molto acido.

 

Un altro fattore importante legato a questi parametri di analisi è la capacità ionizzante degli oli essenziali, cioè l’apporto di una elevata quantità di ioni di carica elettrica negativa (quella salutare e benefica per il nostro organismo). Questo vantaggio è evidente tra gli oli essenziali cosiddetti balsamici (abete, pino, cedro) che riportano, nebulizzati negli ambienti, l’aria benefica e concentrata dei boschi e delle pinete (da notare, che quello di eucalipto, sviluppa addirittura ozono).
Le miscelazioni sinergiche di oli essenziali amplificano questa ionizzazione, in altri termini potremmo dire che sono come del prana in gocce.
Orientandoci sulla forza delle sinergie, la collaborazione tra propoli e o.e. può variare o essere rifondata secondo altri intenti.
- Con effetto balsamico: Abete rosso, Pino silvestre, Eucalipto, Niauli, Lavanda
- Ad azione antiossidante generale: Rosmarino, Limone, Mandarino verde, Angelica
- Ad azione antinfiammatoria generale: Timo, Lavanda, Niauli, Tea tree, Saro
- Ad azione antibatterica generale: Timo, Origano di Spagna, Cajeput, Maggiorana.
O personalizzata secondo esigenze, costituzioni, età.
Per esperienza considero funzionale la sinergia tra le tre melaleuche con un altro olio essenziale essenziale, poco noto come il Saro (Cinnamosma fragrans) che con il suo nome esotico di Mandravasarotra, “il superamento di ogni difficoltà” (si spera quelle create dai microorganismi patogeni) è già foriero di promettenti auspici. Il Saro, della famiglia delle Canelaceae, una specie di pianta da fiore endemica del Madagascar, con la sua azione antivirale, antibatterica e antiparassitaria è un ottimo aiutante delle tre Melaleuche, come, tra l’altro altri oli essenziali, come il Limone e l’Elicrisio.
L’eventuale somministrazione di propoli e olio essenziale è particolarmente consigliata in un cucchiaino di miele, non solamente per migliorarne il gusto: il propoli sarà la soluzione accogliente (come dicono gli alchimisti il menstrum) e il miele il “postino” organico, in termini ayurvedici, l’anupana (o yogavaha) la sostanza che facilita l’assimilazione e la veicolazione dei principi attivi con cui viene integrato.

 

Gli oli essenziali, per le loro specifiche caratteristiche, hanno una grande facilità a diffondersi attraverso i tessuti organici, ma la combinazione di alcool, solvente della resinosa personalità del propoli, miele e oli essenziali, sarà perfetta.
Questi composti beneficiano di una lunga conservazione, dovuta all’azione antiossidante della propoli, degli stessi oli essenziali e preservante dell’alcool, specialmente se ben chiusi e lontani dalla luce.
Un utile consiglio pratico: preferite delle piccole confezioni di breve utilizzo.

 

Aromaterapia alchemica
Più una sostanza è pura, più rapidamente viene veicolata e diffusa nell'organismo; se la distillazione è la separatio puro ab impuro, l'olio essenziale è il risultato di un atto che divide, in una sostanza, ciò che ostacola da ciò che favorisce l'assimilazione organica.
Il "solve et coagula" è un riferimento importante nella visione alchemica: separare, togliere le scorie, i componenti materiali non utili alla cura, per riunire, purificata, una sostanza che non trovi così interferenze metaboliche per essere assimilata nell'organismo.
Sempre in termini alchemici, l’olio essenziale è lo Zolfo, l'essenza, la personalità della pianta, supportato dalla carica vitale, energetica del Mercurio, il prana che la pianta ha immagazzinato trasformando l'energia solare.
Nei processi di estrazione moderni dell’olio essenziale, il residuo materiale esausto, il Sale, viene accantonato, mentre nelle lavorazioni spagiriche fornirà la componente minerale della pianta.
Così avremo: Sale (parte minerale della pianta), Mercurio (l’alcool creato dalla fermentazione e successiva distillazione) e, infine, lo Zolfo, appunto, l’olio essenziale.
Tutto quello che è valutato materiale di scarto del vegetale potrà fornire, preziose sostanze per “ricomporre” il fitocomplesso. Secondo la triade alchemica (Sale, Mercurio, Zolfo) avremo nell’olio essenziale della classica aromaterapia un prodotto di "parte" non completo energeticamente, per questo nel processo dell’Arte alchemica si favorisce una Quintessenza o un olio essenziale e un'acqua aromatica rielaborati spagiricamente.
Nell'olio essenziale puro il fuoco è così concentrato da essere in alcuni casi caustico e/o corrosivo, non a caso gli oli essenziali sono infiammabili. Intendendo lo Zolfo filosofico come la personalità, l’essenza più profonda, di ogni pianta, si avranno, come negli esseri umani, personalità più manifestate o più incisive: non tutte le piante producono oli essenziali e non tutte allo stesso modo per concentrazione e aroma. Nell'olio essenziale la pericolosità, così come la sua capacità terapeutica, sta nella rapidità di poter accedere all'organismo senza che il corpo abbia la possibilità di "spegnere", o attenuare, il fuoco-luce concentrato, per questo i dosaggi per uso orale devono essere molto bassi e ben ponderati o mediati dalla sicurezza delle barriere e dei filtri dermici.

 

Idrolati
Nel processo della distillazione, come esprime Primo Levi, "comporta una metamorfosi: da liquido a vapore (invisibile), e da questo nuovamente a liquido; ma in questo doppio cammino, all'in su ed all'in giù, si raggiunge la purezza" otterremo un altra sostanza misconosciuta ai più, considerata per lungo tempo come un sottoprodotto, ma che conserva preziose qualità: l’acqua aromatica o idrolato.
La farmacopea francese definisce un idrolato come:

 

… un’acqua distillata caricata per mezzo della distillazione, di principi attivi volatili contenuti nei vegetali… gli idrolati contengono la frazione idrosolubile della componente volatile delle piante aromatiche: in particolare, conterrà calcoli terpenici e acidi carbossilici, questi ultimi degli acidi deboli assenti dagli oli essenziali.
(M. Valussi)

 

Nell'acqua aromatica troveremo ancora una percentuale interessante e variabile di olio essenziale disciolto, uno Zolfo (o.e.) veicolato e reso altamente biodisponibile dall’elemento acquoso, un fuoco sulfureo leggero, sottile, ma facilmente assimilabile e non aggressivo.
Nell'acqua dell’idrolato, abbiamo raccolte le informazioni della memoria genetica della pianta, la storia, la narrazione della sua vita vegetale. L’acqua del vegetale trasmette all'acqua del corpo la sua azione terapeutica con la facilità che solo due liquidi così affini e compatibili possono sviluppare.

 

Segnatura
Abbiamo accennato alla personalità delle piante e questo ci porta al concetto della Segnatura, non quella comunemente intesa nella ricerca dei segni (Signatura rerum) nella forma strutturale del vegetale, valutata come un orientamento terapeutico che ha spesso deviato e confuso il vero significato, ma quella autentica, l’impronta dell’Archetipo. Negli oli essenziali, tramite l’estrazione, la segnatura viene alterata-trasformata (o esaltata) al suo massimo grado (se pur perdendone alcuni tratti), infatti nessun estratto è pari alla ricchezza del profumo di una rosa fresca o dell’aroma di un rametto di rosmarino strofinato tra le dita.
Il principio della segnatura ci sarà utile nelle miscelazioni di oli essenziali per creare una equilibrata sinergia curativa, così come gli accordi olfattivi in un profumo, tra le note di testa, cuore e base, saranno una armonica sinfonia profumata.
In ambito curativo dovremmo unire o.e. secondo l’archetipo giovano, solare, mercuriale, venusino, ecc. secondo gli intenti del riequilibrio terapeutico, ma, in particolare modo, in relazione alle esigenze specifiche del soggetto.
Il principio della personalizzazione dovrebbe essere l’orientamento operativo fondamentale per gli utilizzi degli oli essenziali, la compatibilità e incompatibilità tra oli essenziali e fruitori è un aspetto raramente valutato. Sulla conoscenza della segnatura e possibili affinità possiamo attenerci alla preziosa eredità delle tradizioni alchemiche e simboliche, o cercare un aiuto nelle metodologie alternative come la radiestesia o bioestesia.

 

Fitoradiestesia
Tra i tanti sistemi per indagare sulla energia sottile delle sostanze in genere (e specificatamente sulle piante curative), per individuare quel principio di Risonanza tra gli esseri viventi che ci permetterà una selezione precisa ed oculata, il più antico è sicuramente la radioestesia o bioestesia. Attrezzi esterni (bacchette, pendoli ed altri strumenti) manifestano concretamente la sensibilità percettiva dell’operatore, permettendo di valutare una serie di informazioni utili per la scelta e la composizione. Una indagine superficiale che si orienti solo sull’analisi degli strumenti, sovente semplici, spesso ignora la comprensione della forza ricettiva dell’operatore, una delle tante capacità potenziali presenti negli esseri umani.


Singolare è il fatto che, nonostante sia considerata una pratica non “scientifica” e dalla Chiesa come addirittura “diabolica”, numerosi radiestesisti sono stati rappresentanti del clero e dobbiamo all’ abate Bouly (fine 1800) il termine stesso radiestesia unendo il termine latino radius (raggio) e quello greco àistesis (sensibilità), letteralmente: sensibilità alle radiazioni.
Il più noto, con questa particolare dote, è sicuramente l’abate Mermet, parroco svizzero all’inizio del 1900, di grande sensibilità bioestesica e di incontrovertibili dimostrazioni; si impegnò, inoltre, nell’allontanare la radiestesia da ogni forma di occultismo e mistificazione per sottoporla a delle valutazioni scientifiche. O il padre gesuita Fernando Bortone, missionario in Cina e membro della Accademia dei Lincei.
Spesso tra questi cultori della radiestesia troviamo anche valenti erboristi come, ad esempio, Kunzle il parroco erborista e naturopata svizzero. Nel 1911 il suo libro Erbe e malerbe vendette 60.000 copie, le edizioni successive oltre 2 milioni, un’altra sua edizione Atlante delle erbe fu un bestseller di 1 milione di copie. Ricordiamo anche le ricerche di fitoradiestesia di padre Vittorio Baroni raccolte nel suo singolare testo dove analizza 12 piante curative e relative patologie.

 

Potremmo parlare, in tali ambiti, di una specializzazione, la fitoradiestesia, cioè l’indagine bioestesica rivolta al mondo vegetale (in cui mi annovero di appartenere "d’ufficio" data la mia ultradecennale e fruttuosa esperienza) utilizzata da lungo tempo da tanti sconosciuti erboristi e guaritori di campagna che hanno costituito la trama di una tradizione antica e diffusa di medicina popolare.
Queste personalità citate (e altre come padre Kneipp, il creatore della idroterapia ) vissute in un particolare periodo storico di passaggio e di confronto tra l’affermazione della medicina moderna (di indiscutibile valore) orientata esclusivamente sulla chimica del farmaco e la tradizione curativa popolare legata ai rimedi naturali (alimentazione, piante, acqua, argilla ecc.), ad antichi metodi di diagnosi e all’ igiene di vita come prevenzione della malattia, il mantenimento della salute più che il recupero dell’equilibrio perso.
Queste differenti visioni culturali portarono questi personaggi a dover difendere in tribunale la loro onestà di seri ricercatori dalle calunnie di ciarlataneria... pensiamo quanto è immensamente desolante la situazione attuale del fiorire di improvvisatori e venditori di fandonie nel mondo del cosiddetto "naturale".
Impegnative e analoghe vicissitudini attraversò anche uno dei padri dell’aromaterapia e della fitoterapia, il dott. Jean Valnet, nel dimostrare la validità curativa delle piante officinali, degli o.e. e dell’importanza di una sana alimentazione.

 

Il termine aromaterapia fu coniato dal chimico francese R. M. Gattefossè, che sperimentò con successo le proprietà antisettiche degli o.e. in un ospedale militare durante la Prima guerra mondiale
Ma rivolgendoci ancora alla radiestesia (uno dei misteriosi talenti della mente umana, mal compreso e poco indagato), che ci permette di cogliere una particolare assonanza tra l’o.e. di Niauli (insieme a quello di Limone) con il virus più famoso e temuto del momento. (Sia ben chiaro: è solo una informazione generale e non la proposta di un avvallo terapeutico). Consiglio di utilizzarlo come sopra citato, anche insieme alle altre melaleuche, nei detergenti per le mani di frequente utilizzo in questo periodo. Si amalgama con gel disinfettanti, shampoo, prodotti per igiene intima, per l’ambiente, o anche con il dentifricio.
A proposito di igiene orale, una ricetta (molto) personale, da preparare al momento: polvere di Trifala ayurvedica e polvere di foglie di Timo con una goccia della suddetta miscela delle tre Melaleuche (in proporzioni uguali in boccetta) sciolto, se ne avete a disposizione, con dell’acqua aromatica di Timo, Lavanda o/e Mirra e amalgamato con un l’argilla o gel di aloe.
Per concludere riportiamo piacevolmente per intero il riferimento di Primo Levi sulla distillazione:

 

Distillare è bello. Prima di tutto, perché è un mestiere lento, filosofico e silenzioso, che ti occupa ma ti lascia tempo di pensare ad altro, un po' come l'andare in bicicletta. Poi, perché comporta una metamorfosi: da liquido a vapore (invisibile), e da questo nuovamente a liquido; ma in questo doppio cammino, all'in su ed all'in giù, si raggiunge la purezza, condizione ambigua ed affascinante, che parte dalla chimica ed arriva molto lontano. E finalmente, quando ti accingi a distillare, acquisti la consapevolezza di ripetere un rito ormai consacrato dai secoli, quasi un atto religioso, in cui da una materia imperfetta ottieni l'essenza, “l'usìa”, lo spirito, ed in primo luogo l'alcool, che rallegra l'animo e riscalda il cuore.

 

1 - Volutamente uso il termine radiestesia, invece di radioestesia, simile in lingua francese e inglese, oppure bioestesia che è meno "ottocentesco" e più vicino al concetto di estensione biologica di una facoltà umana, di una sensibilità specifica… chissà come la definirebbero gli aborigeni australiani che affermano di "sentire l’odore dell’acqua" a notevoli distanze!
L’intento di questo breve scritto non è fornire indicazioni terapeutiche o stimolare sperimentazioni da farmacista o aspirante fito/aromaterapeuta. Non improvvisate con le sostanze che hanno un fondamento terapeutico e in particolare con gli oli essenziali, specialmente (anche se qui suggerito) per uso orale. Per questo non sono state indicate posologie o quantità di preparazione. Attenzione anche con le interazioni con altri farmaci, durante la gravidanza e l’uso sui bambini.

 

Bibliografia
Abate Mermet, Principi e pratica della radioestesia, Ed. Astrolabio
Julia Lawless, Enciclopedia degli oli essenziali, Ed. Tecniche Nuove
Marco Valussi, Il grande manuale dell’aromaterapia, Ed. Tecniche Nuove
Jean Valnet, Aromaterapia. Guarire con le essenze delle piante, Giunti

 

 

Aromaterapia

L’aromaterapia è finalizzata a promuovere la salute e curare le malattie, e si basa principalmente sull’utilizzo degli oli essenziali ricavati (per distillazione o spremitura) da piante particolarmente ricche di sostanze aromatiche. Gli oli essenziali possono essere impiegati attraverso l’ingestione (in rari casi e sotto il diretto controllo di un esperto poiché è una modalità di somministrazione non scevra di potenziali effetti collaterali), i gargarismi,  la fumigazione, la vaporizzazione, i massaggi, gli impacchi, i cataplasmi, ecc. Nell’Aromaterapia di tipo classico vengono riconosciuti solo gli effetti farmacologici degli oli essenziali, inquadrabili secondo una loro specificità biochimica. In una forma di Aromaterapia definita “sottile” vengono focalizzati anche  gli effetti stimolanti o rilassanti degli oli essenziali legati ai meccanismi olfattivi, tenendo conto della stretta relazione tra olfatto-sistema limbico e risposte neurovegetative, e ai piani energetici e vibrazionali dell’organismo (corpi sottili, corpi aurici, punti Chakra, ecc.). Del resto l’utilizzo degli odori e dei profumi (anche sotto forma di incensi, resine e gommoresine in fumigazione) ha radici antiche, diffuse in tutte le culture del mondo. Un’applicazione interessante degli oli essenziali, finalizzati al trattamento dei processi infettivi in generale o comunque di tutte quelle affezioni in cui è richiesta una specifica ed efficace azione antibatterica, è quella di poter personalizzare un intervento terapeutico attraverso il cosiddetto “aromatogramma”. Tale metodica, identica a quella impiegata per scegliere un antibiotico di sintesi, si basa sulla possibilità di testare oli essenziali di varie piante su un terreno di coltura batterica ottenuto a seguito dello “striscio” di un tampone (faringeo, vaginale, ecc.). In questo modo è possibile somministrare l’olio essenziale che ha dimostrato una reale efficacia sperimentale. Per evitare la variabilità biochimica che caratterizza comunemente le essenze, riconducibile a fattori edafici, climatici, tecniche di coltivazione, di lavorazione e conservazione (la stessa pianta può presentare una diversa percentuale di principi attivi!), è consigliabile somministrare la stessa partita di olio impiegata per l’aromatogramma.


A cura di Sandro Di Massimo e Maurizio Di Massimo
Tratto da Planta medica, ed. Quaderni dell’ambiente, Provincia di Pesaro e Urbino